Si è svolto dal 7 all11 gennaio scorsi a Santiago del Cile lincontro per i missionari italiani che lavorano in Argentina, Cile, Uruguay e Paraguay. Una sessantina di missionari hanno raggiunto Casa Loyola dei Gesuiti alla periferia di Santiago per partecipare a questo incontro organizzato dal settore missionario della Conferenza Episcopale Italiana: Missio, lUfficio per la Cooperazione Missionaria tra le chiese della CEI, la Fondazione CUM. La delegazione italiana era guidata da mons. Gianfranco Todisco, vescovo di Melfi- Rapolla-Venosa e segretario della Commissione per levangelizzazione dei popoli e la cooperazione tra le chiese della CEI, da don Gianni Cesena direttore di Missio, da don Alberto Brignoli di Missio e da don Amedeo Cristino direttore della Fondazione CUM di Verona. Tema dellincontro è stato: Cooperazione missionaria tra esperienza e ricerca. E il racconto delle esperienze dei missionari presenti è stata senza dubbio una parte importante di questo appuntamento cileno, aiutati nella rilettura da Carmelo Dotolo e da don Luciano Meddi dellUniversità Urbaniana, da Luca Moscatelli e Maria Soave Buscemi, collaboratori di Missio e del CUM. Interrogarsi dove sta andando la missione, ma soprattutto interrogarsi e verificare la visione della missione vissuta dai missionari italiani nelle varie parti del mondo è certamente uno dei compiti affidati dalla CEI alla Fondazione Missio, che lo svolge anche attraverso incontri periodici di formazione e di scambio di esperienze con i missionari in varie parti del mondo, ha detto in apertura dellincontro don Gianni Cesena. La realtà dei missionari incontrata a Santiago dice di missionari che da molto tempo sono impegnati sul territorio latinoamericano: Giovanni Nota, fidei donum di Fossano è in Argentina da 47 anni. Batte tutti sr Luisa Balsamo, domenicana, da 60 anni in America Latina. E stato intenso, per tutto lincontro, lo scambio di esperienze e di relazioni attorno agli scenari della missione, fino al concetto di missione dellultimo grande appuntamento di Aparecida, dove la chiesa latinoamericana ha decisamente intrapreso la strada della missione continentale mettendo in campo non più solo gli specialisti della missione, gente che ha fatto della missione stessa la loro scelta di vita, quanto le comunità stesse. Con Aparecida la dimensione missionaria è diventata cuore della missione della chiesa in America Latina. Aparecida ci indica in modo chiaro lintima relazione tra discepolato e missionarietà, ha detto mons. Ricardo Ezzati, salesiano italiano in Cile dal 1959, arcivescovo di Santiago, che ha celebrato con i missionari la messa al santuario Mariano del Cerro san Cristobal, che domina la capitale cilena. Non possiamo essere missionari senza essere discepoli, ha continuato mons. Ezzati, e non possiamo essere discepoli senza essere missionari. In altre parole, la missionarietà, per il cristiano è fondante, è una dimensione che va più in là della vocazione al sacerdozio o alla vita religiosa, è dono di Dio per le chiese nel mondo, è stimolo per le vocazioni laicali a scoprire che la propria vita cristiana è profondamente missionaria.
Il primo giorno ha fatto visita ai missionari riuniti a casa Loyola il nunzio, mons. Ivo Scapolo, anche lui italiano. Ha ricordato il grande sviluppo del Cile in questi anni, che se da un lato ha risolto in parte i problemi legati alla povertà, dallaltro ha aperto le porte alla secolarizzazione e allindifferentismo religioso. Il Cile è ancora bisognoso di forze missionarie, ha ricordato il nunzio ai missionari italiani.
Presente per tutta la durata del convegno anche mons. Luigi Infanti de la Mora, vescovo nel vicariato apostolico di Aysén, Patagonia cilena, che ha riportato lazione che le diverse diocesi in Patagonia stano portando avanti contro lo sfruttamento esasperato e indiscriminato delle immense risorse naturali della regione, che riduce tutto a bene privato (lacqua in primo luogo), costringendo gli abitanti della Patagonia a lasciare le loro terre. (Paolo Annechini)